21.5.07

Il marketing di noi stessi

Con la nascita del web ciascuno di noi lascia orme abbastanza marcate sul terreno digitale della grande rete.

Molti hanno un Curriculum on line, molti scrivono sui forum e frequentano le community degli hobby che li appassionano, molti chattano con sconosciuti, molti mettono a disposizione foto e video personali su un sito per farli vedere agli amici, molti aderiscono a petizioni on line.

Ovviamente tutto questo contribuisce a creare un nostro "io" digitale che ci rappresenta in parte ma che come ogni forma mediata di espressione crea un "io" virtuale che può essere o meno somigliante a quello che ci piace vedere nello specchio la mattina.

In effetti queste azioni apparentemente innocue oltre a mettere a rischio la nostra privacy hanno conseguenze non controllabili e soprattutto a lunghissimo termine.
Il caso più citato ultimamente è quello del classico selezionatore delle Risorse Umane che "googla" per cercare tracce del candidato, lo stesso viene quindi valutato sulla base di quello che ha "recitato" durante il colloquio ma viene anche scandagliato a 360°.

E' inutile dire che siamo in continua evoluzione e che quindi quanto pensato e scritto anni fa non ci rappresenta se non in parte, la rete però ha una memoria infinita e per questo non se ne può prescindere.

Le conseguenze del nostro operato on line contribuiranno a costruire una sorta di "biografia personale non autorizzata"...

Ma siamo sicuri di volerlo?
Quante volte siamo cambiati nella vita e quante volte abbiamo scritto e detto alcune cose senza pensarle veramente?

Saremo costretti veramente a presentarci in rete come un prodotto da vendere?

Nasceranno delle società specializzate nella cancellazione delle nostre memorie on line?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao, premesso che non sono un'esperta di internet, mi sembra che ogni qualvolta si voglia partecipare ad una chat o dire la propria in un forum, sia possibile identificarsi con un nome fittizio. E' pur vero che se si vuole firmare una petizione ci vogliono nome e cognome. Tuttavia mi sembra un pò esagerato parlare di privacy messa a rischio. Comunque, tralasciando tutte queste inutili e cavillose precisazioni, mi risulta difficile pensare che un datore di lavoro o selezionatore si metta a cercare su internet il nome del candidato per scavare sulla sua vita passata. A mio parere il colloquio di lavoro è lo strumento di selezione che pesa più degli altri (curriculum od eventuale prova); figuriamoci se una "googlata" (semmai venisse fatta) possa essere utile al selezionatore per scegliere il candidato da assumere.
Quindi se al selezionatore non basta il curriculum, che di per se è già una sorta di pubblicità di noi stessi, penso che non gli sia ugualmente utile vedere in rete il prodotto del "marketing di noi stessi".
Un bacio
Laura

Enrico Giubertoni ha detto...

Laura ha dato un ottimo spunto a questo articolo che complimenti ho trovato interessantissimo.

Penso che la domanda: quante pagine le restituisce un motore di ricerca se mette il suo nome o i suoi avatar? a un ruolo impegnato nel marketing, nella comunicazione, o come dirigente, sarà sempre più un fattore di selezione per la ricerca del personale.

Servizi come www.linkedin.com o www.neurona.com stanno portando la nostra presenza in rete verso un sistema di tagging.