27.11.08

Facebook, la P&G e la difficoltà di conversare

Qui e qui alcuni commenti su quanto detto da Ted McConnell (General Manager of Interactive Marketing and Innovation at Procter & Gamble) riguardo Facebook.

Cito

"Who said this is media? Media is something you can buy and sell. Media contains inventory. Media contains blank spaces."

I media come strumento commerciale sono perfettamente descritti dalla frase sopra riportata, il punto di vista di McConnell è quindi corretto: come posso usare milioni di persone che conversano per creare valore intorno al mio prodotto?

Lui parla della possibilità di usare le applicazoni o i dati degli utenti aggregati, io credo invece che il valore risieda nella conversazione. Ok mi direte: impossibile convincere gruppi di persone a conversare circa un prodotto in un certo modo. Vero, eppure Facebook è pieno di gruppi nati intorno ai Love-Brand e contro di essi (Starbucks, All Star ecc ecc). La verità quindi è che il potenziale esiste ma non sappiamo sfruttarlo.

Sono convinto anche io che i banner non siano il momento della creazione del valore su Facebook, a meno che il banner stesso non sia l'inizio di una vera conversazione cliente-prodotto-cliente.

Ma siamo pronti ad ascoltare quello che i clienti hanno da dirci?

OK chiudiamo il capitolo Second Life..

Credo che quello che era una volta considerato il fenomeno della nuova internet sia definitivamente al capolinea.

Il primo post di questa trilogia lo scrissi a Marzo 2007, in qualche modo denunciavo il bluff di una internet autoreferenziale ed invasa da operatori ingenui ed impacciati.

Dopo qualche mese riportavo i primi riscontri della stampa estera su dove stava andando questo pseudo mondo 3d. Sottolineo un passaggio:
Il sito di Repubblica sembra aver puntato moltissimo sul fenomeno Second Life fino a pubblicarne una guida.. Mi chiedo se i continui e ripetuti interventi su questo mondo fossero solo strumentali alla vendita della guida o se realmente gli articolisti della famosa testata credessero nel "fenomeno" SL...

Comunque solo oggi Repubblica ci informa che c'è crisi dei mondi virtuali...
Possibile che si parli di qualcosa di già morto da almeno 1 anno ed inizi contemporaneamente il tormentone di Facebook? Mi chiedo se sia possibile guardare ai fenomeni di internet senza stereotipi, "guide" e approcci grossolani...

6.11.08

Personal-Media

Le recenti vicende di "The Capital Times" hanno fatto gridare gli entusiasti della rete alla svolta, al cambiamento epocale, alla fine di un'era e quant'altro.

Eppure si tratta di un semplice cambio di rotta di una testata che ha deciso di pubblicare news solo on line abbandonando la carta. E' vero che da anni molti guru hanno decretato che la carta subirà un lento declino ma siamo sicuri che questa vicenda ci stia parlando solo della carta stampata?

Voglio dire i media sono nati, si sono evoluti, ma raramente sono morti. Questo sta cambiando?

Se stiamo dicendo che internet sta uccidendo la carta stampata stiamo dicendo che prima o poi ucciderà o ingloberà tutti gli altri media. Mi viene però da pensare che questo sia già vero per tutti i quelli che navigano e vivono la rete ogni giorno.

E allora di che rivoluzione stiamo parlando? La realtà dei fatti è che il vecchio sistema dei media ha già smesso di essere quello che conoscevamo, le forme che vediamo sono solo un riflesso di quello che c'era ed esistono solo negli occhi di chi le guarda. A questo punto i media di massa stanno diventando personal-media, e a chi importa se esistono su carta o sul web o sul telefonino o nel navigatore della macchina?

In effetti a qualcuno importa, se il vecchio sistema dei media -per alcuni target- non esiste più, sarebbe ben difficile cercare di tramandare anche l'attuale sistema di pubblicità.
Fino a che non esisteranno strumenti commerciali adatti a misurare il nuovo scenario dovremmo accontentarci di ragionare ancora in termini di "carta e web" di "atl e btl" di "on line e off line" perdendo però progressivamente contatto con le nuove realtà.